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Contemplando il cielo

Aggiornamento: 27 ago 2019

D’estate, quando il caldo si fa torrido e le giornate diventano faticose, la notte arriva come una pausa agognata, l’unico momento in cui finalmente si può respirare, il fisico si riprende e si accende la voglia di fare tardi.

Se si ha la fortuna di trascorrere qualche nottata in campagna, o al mare o comunque lontano da centri abitati, è inevitabile alzare gli occhi al cielo e contemplare l’immensità del firmamento composto da una miriade di punti luminosi di diverse intensità, grandezze e densità.

Il cielo di notte incanta, sembra che un telaio magico abbia tessuto il più bello dei pizzi. La notte si ammanta di trini, merletti, perle e cristalli!

Quando sei lì a guardare l’enormità di quelle luci e la profondità di quello spazio, è facile che una serie di domande affiorino alla mente:


quanto è grande l’universo?

Siamo gli unici esseri viventi in tutta questa immensità?

Com’è nato l’universo?

Cosa c’era prima? Di cosa sono fatte le stelle?


Photo by <a href="/photographer/magicmarie-62188">magicmarie</a> from <a href="https://freeimages.com/">FreeImages</a>
Cielo stellato

Secondo i propri studi e le proprie credenze, ognuno trova le proprie risposte e spesso è facile afferrarsi a quelle più logiche, per evitare di impazzire!

Sicuramente le stelle ridimensionano le proporzioni con cui ci confrontiamo con il mondo, ci ricordano che non siamo né il più grande, né il più piccolo degli esseri viventi, che noi e il nostro pianeta siamo un’infinitesima parte di un totale infinitamente smisurato, e che il nostro cervello è in grado di capire una piccola parte di tutto ciò! E sinceramente non ho intenzione di offrire io, in poche righe, delle ipotetiche verità, preferisco soffermarmi sull’aspetto più romantico del cielo stellato:


Perché ci piacciono tanto le stelle cadenti?

Come mai a loro affidiamo l’avverarsi dei nostri desideri?

Questa volta lo chiedo ad una cara amica, a Vera, è la mia “consulente” dei contenuti, apprezza e comprende il mio lato magico, ma è ancora molto radicata nella concretezza empirica della vita, lei è un po’ “credo in ciò che vedo” (anche se ha un intuito formidabile!)


Vera

Amo le parole. Da sempre.

Da piccola ne ripetevo alcune in modo compulsivo solo per il gusto di sentirne il suono. A essere onesti lo faccio ancora adesso.


Le parole sanno creare realtà,

far vedere agli occhi ciò che ancora non esiste.

Ho scelto la mia preferita molti anni fa,

durante una lezione di latino al mio primo anno di università: DESIDERIO.


“Desiderio” deriva etimologicamente da de-sidera, che significa “avere nostalgia delle stelle”. Poco altro mi è sembrato più poetico negli anni a venire.

Mi piace sapere che il collegamento tra i sogni e le stelle ha radici intrinseche nella parola stessa “desiderare” e trovo incredibilmente saggio che gli antichi abbiano scelto di dare proprio agli astri il compito di custodire ciò che il cuore e la mente degli esseri umani dimenticano, allontanano, fingono di non vedere.

Perché è questo che facciamo con i sogni, li releghiamo in angoli sempre più nascosti dei nostri cassetti, fino a dimenticarcene. Guardare il cielo stellato ci dà speranza e nostalgia allo stesso tempo, perché fa risuonare in noi ciò che abbiamo destinato al mondo dell'impossibile, del lontano, del “non siamo mica più bambini”.


Le stelle sono fatte della materia dei nostri desideri,

per questo sentiamo un anelito così forte che ci attira verso di loro:

sono fatte della nostra parte più bella.




Un gioco che faccio sempre con gli amici è: “se ha un nome esiste”, a indicare la necessità di dare un nome ai nostri desideri, anche quelli più pazzi e irrealizzabili. Dare voce a ciò che desideriamo ci avvicina alle stelle, di cui tanto abbiamo nostalgia, a quella parte autentica di noi che abbiamo perso per strada.

Per me è stato così. Mi piacerebbe dire che sono risolta, realizzata, arrivata. Invece è stato difficile. Perché realizzare i propri desideri ci mette di fronte a cose di noi stessi che non vorremmo sapere, ci obbliga a migliorare, per essere all'altezza dei sogni a cui abbiamo avuto il coraggio di dare un nome. Ed è commovente e difficile allo stesso tempo. Ma è l'incanto.

Ci sono sogni che non credevo di avere, altri che non sono pronta ad accettare, altri ancora che mi sono decisa a chiamare per nome e, come per magia, stanno prendendo forma, nonostante tutti mi dicessero che era impossibile.

La strada verso le stelle è più lunga e difficile di quanto ci immaginiamo, e spesso prende forme che non avremmo scelto. Ma una volta intravisto il percorso è difficile fermarsi, accettare di non rivederle mai più quelle stelle che tanto amiamo.

Siamo tutti solo sogni sognati, da qualcuno o qualcosa.


Non rassegniamoci a vivere senza desideri

solo perché è più facile,

finiremmo per perdere il senso di ciò che ci rende umani:

l'anelito d'infinito,

la voglia di abbracciare le stelle.


Grazie Vera!

Cari lettori e cari amici, vi saluto con un augurio Nahual che ripeto spesso e che mi piace tantissimo: “che il vostro desiderio sia uguale al vostro destino” e, aggiungo, che le stelle in questo cielo estivo brillino più forte, a ricordarvi che i vostri desideri sono lì, e che per avverarsi vanno espressi, compresi, scelti con cura, sentiti, amati.


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